NON È SOLO QUESTIONE DI NUMERI: L’EDUCAZIONE FINANZIARIA COME STRUMENTO DI LIBERTÀ

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L’educazione finanziaria, intesa come capacità di comprendere strumenti e dinamiche economiche, ha radici antiche. Già nell’antica Roma esistevano rudimenti di bilancio familiare, con padri di famiglia che annotavano le entrate e le uscite su tavolette di cera. La disciplina si è evoluta nel tempo, ma è stato solo nel Dopoguerra, con l’avvento del welfare e il diffondersi del credito, che si è reso necessario fornire alle persone gli strumenti per orientarsi in un mondo economico sempre più complesso. In Italia, l’attenzione verso l’educazione finanziaria è cresciuta significativamente a partire dagli anni Duemila, con iniziative promosse dalle istituzioni, tra cui la Banca d’Italia e la sua attività di formazione pubblica nella post-crisi del 2008.

Perché l’educazione finanziaria è cruciale oggi
Nel mercato globale contemporaneo, le decisioni finanziarie riguardano tutti: lavoratori, famiglie, studenti. Saper distinguere tra debiti sostenibili e “debiti cattivi”, scegliere tra mutuo a tasso fisso o variabile, capire come investire o risparmiare per la pensione: sono scelte che condizionano il benessere individuale e collettivo. Secondo l’ultimo rapporto OCSE del 2024, solo il 37% degli italiani possiede una conoscenza adeguata dei concetti finanziari di base, un dato inferiore alla media europea (44%). Questa scarsa competenza può tradursi in scelte sbagliate che aumentano l’indebitamento e aggrava le disuguaglianze sociali, soprattutto tra giovani, donne e residenti nelle aree interne del Paese. Negli ultimi anni, la Banca d’Italia ha intensificato le campagne di sensibilizzazione, con corsi e materiali per giovani e adulti. In parallelo, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (FEDUF) ha sviluppato programmi educativi rivolti a studenti e famiglie, evidenziando che la formazione precoce produce effetti duraturi: alfabetizzazione finanziaria significa più autonomia e una maggiore resilienza economica.

Il contributo del Prof. Beppe Ghisolfi
Un contributo significativo al dibattito italiano sull’educazione finanziaria arriva dal Prof. Beppe Ghisolfi, docente universitario ed esperto di comunicazione economica. Nel suo libro “Educare alla finanza. Strumenti per la vita quotidiana” (FrancoAngeli, 2018), Ghisolfi pone l’accento sulla semplificazione: «capire per scegliere», sostiene, significa demistificare concetti altrimenti oscuri, come inflazione, tassi di interesse o rischio d’investimento. Ghisolfi propone un approccio pratico, con casi studio e simulazioni, affinché il lettore possa applicare direttamente le conoscenze acquisite nel quotidiano — dalla lettura di una polizza assicurativa alla pianificazione del bilancio familiare.

Il ruolo delle istituzioni nel promuovere competenze
Le istituzioni hanno un ruolo centrale nel promuovere l’educazione finanziaria. Oltre a creare contenuti didattici, la Banca d’Italia ha implementato un portale online con strumenti interattivi per calcolare, ad esempio, le rate di un mutuo o il rendimento di un investimento. Allo stesso tempo, la FEDUF collabora con il MIUR per inserire l’educazione finanziaria nei programmi scolastici: si stimano decine di migliaia di studenti coinvolti ogni anno attraverso laboratori pratici e webinar. Ulteriori iniziative includono seminari per adulti e amministratori di condominio, volti a diffondere nozioni basilari, come la lettura di un estratto conto o la prevenzione delle frodi finanziarie. Promuovere competenze di base significa potenziare la capacità decisionale delle persone, favorendo l’inclusione economica. Secondo la Banca d’Italia e la FEDUF, una maggiore consapevolezza finanziaria contribuisce anche a prevenire sovraindebitamento e situazioni di esclusione.
Strumenti già a disposizione
Nella pratica, gli strumenti messi a disposizione sono diversi: guide e manuali gratuiti pubblicati da Banca d’Italia e FEDUF: ben strutturati, aggiornati e dedicati a studenti, giovani lavoratori, pensionati, famiglie. Simulazioni interattive (mutui, investimenti, piani di risparmio) facilmente accessibili online. Laboratori scolastici e community locali, in collaborazione con scuole, biblioteche e associazioni socioculturali. Formazione per docenti, perché un insegnante formato è un moltiplicatore di competenze all’interno della classe. Inoltre, la diffusione di app fintech, come quelle per la gestione del budget personale (PFM – Personal Finance Management) e robo-advisor, sta rivoluzionando il modo in cui le persone interagiscono con il denaro, rendendo la formazione digitale un elemento imprescindibile.

Sfide e criticità
Nonostante gli sforzi, permangono ostacoli: Disparità di accesso: nelle aree interne o svantaggiate, mancano risorse e infrastrutture digitali, con un digital divide che colpisce soprattutto le fasce più vulnerabili come anziani e famiglie a basso reddito. Leadership educativa: non sempre i dirigenti scolastici e le amministrazioni locali ne comprendono l’importanza, limitando l’inserimento stabile dell’educazione finanziaria nei curricula. Formazione permanente: per mantenere competenze aggiornate, è necessario un impegno continuo. Molti programmi sono episodici e dipendono da progetti annuali, senza una strategia a lungo termine. Per contrastare questi limiti, servono politiche integrate: incentivi alle scuole che introducono moduli permanenti di educazione finanziaria, standard formativi nazionali e collaborazione stabile tra istituzioni e attori locali. Inoltre, è fondamentale includere la formazione sulla sicurezza digitale e la protezione dei dati personali, temi cruciali nell’era fintech e delle criptovalute.

Buone pratiche internazionali
I Paesi con il miglior livello di educazione finanziaria sono quelli nordici: Norvegia, Danimarca e Svezia, dove circa il 71% degli adulti risponde correttamente a domande base di alfabetizzazione finanziaria. Seguono Regno Unito e Germania con percentuali intorno al 66-67%. Anche Paesi Bassi, Finlandia ed Estonia mostrano livelli elevati di competenze finanziarie. Questi Paesi si distinguono per strategie integrate e multilivello, con programmi scolastici strutturati, campagne di sensibilizzazione e strumenti digitali accessibili. In particolare, la Finlandia eccelle nella conoscenza teorica, sebbene presenti ancora margini di miglioramento nel comportamento finanziario pratico. Al contrario, l’Italia si colloca in posizioni più basse a livello globale, con solo il 37% degli adulti che possiede competenze finanziarie adeguate, risultando ultima tra i Paesi del G20 e al 63° posto nel ranking mondiale. Anche gli Stati Uniti, pur avendo programmi di educazione finanziaria nelle scuole, sono al 14° posto nella classifica OCSE. Questi dati sono confermati dalle indagini e rapporti ufficiali della Banca d’Italia e dell’OCSE, che evidenziano come i paesi nordici rappresentino un modello di riferimento per la diffusione efficace dell’educazione finanziaria, grazie a politiche pubbliche consolidate e una cultura diffusa di alfabetizzazione economica (Banca d’Italia, Relazione Annuale 2024; OCSE, International Survey of Adult Financial Literacy).

La teoria del Boosting nell’educazione finanziaria
Un approccio innovativo nell’ambito dell’educazione finanziaria è rappresentato dalla teoria del Boosting, sviluppata dallo psicologo Ralph Hertwig e dal filosofo Till Grüne-Yanoff. A differenza del nudging, che modifica l’ambiente decisionale per guidare le scelte, il boosting mira a potenziare le competenze e le capacità decisionali delle persone, rafforzando la loro autonomia e consapevolezza. In pratica, il boosting insegna agli individui a riconoscere e gestire le distorsioni cognitive e i bias che possono influenzare negativamente le decisioni finanziarie, promuovendo un uso più consapevole del “sistema 2” di pensiero, quello più riflessivo e analitico. Ad esempio, l’educazione finanziaria basata sul boosting aiuta a rallentare le decisioni impulsive, favorendo una valutazione più attenta dei rischi e delle opportunità. Questo approccio è particolarmente efficace perché non si limita a correggere gli errori, ma espande le competenze delle persone, permettendo loro di esercitare meglio la propria capacità di scelta (agency). Il boosting trova applicazione in vari ambiti, dalla gestione del risparmio alla valutazione del rischio, e rappresenta una frontiera avanzata dell’educazione finanziaria moderna (Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza 2022; Hertwig & Grüne-Yanoff, 2017).

Sguardo al futuro
Guardando avanti, l’educazione finanziaria deve evolvere con i tempi. La fintech, le criptovalute, la finanza sostenibile e i nuovi strumenti digitali (app di pagamento, PFM, robo-advisor) richiedono aggiornamenti continui. Occorre integrare nozioni di sicurezza digitale e protezione dei dati all’interno dei percorsi formativi. È dunque fondamentale adottare una visione lifelong learning, strutturando programmi che accompagnino le persone nelle diverse fasi della vita — dall’ingresso nel mondo del lavoro al pensionamento — con contenuti aggiornati e personalizzati. Le istituzioni (Banca d’Italia, FEDUF) e il mondo accademico dovranno collaborare per offrire strumenti sempre più accessibili e concreti, sostenendo una cittadinanza economica più attiva e resiliente. Nel futuro prossimo, l’educazione finanziaria potrà diventare un volano di inclusione: non più conoscenze di nicchia, ma competenza diffusa e capillare. È questa la sfida che ci attende, con l’obiettivo ambizioso di costruire una società in cui ogni cittadino — giovane o anziano, urbano o rurale — abbia gli strumenti per scegliere, responsabilmente e con fiducia, il proprio percorso economico.
L’educazione finanziaria non è solo questione di numeri, ma rappresenta un investimento strategico nella costruzione di una società più equa, resiliente e prospera.

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