MARIA CLAUDIA COSTANTINI
Sono Maria Claudia Costantini, ho 59 anni e ho iniziato a fare il tutor relativamente tardi. Ho un background un po’ sui generis perché sono laureata in lettere, ho lavorato fin dall’inizio nel mondo non profit e sono arrivata a conoscere il microcredito solo nel 2004 quando sono entrata a lavorare nella Fondazione Risorsa Donna, un ente non profit di Roma.
Ho quindi effettivamente svolto questo ruolo da dopo il 2014 e poi quando l’Ente ha iniziato ad avviare la sperimentazione con le varie banche, io sono diventata tutor per la Fondazione Risorsa Donna, successivamente nel 2019/2020 la Fondazione è uscita da questo programma di microcredito e nel 2021, come libera professionista, sono diventata tutor.
Nel fare il tutor mi è rimasta questa impostazione da non profit, quindi un’attenzione particolare ai soggetti un po’ più deboli, giovani e donne.
Come si svolge il suo lavoro di tutor, quali sono gli step che segue?
Dipende dalle persone che vengono da me: ora il primo contatto avviene con il passaparola, quindi attraverso la collaborazione con commercialisti, oppure vecchi clienti che hanno segnalato il lavoro.
Un primo step è quello di far raccontare la loro idea, poi io racconto effettivamente che cos’è il microcredito perché tuttora c’è qualche difficoltà di comprensione.
Li aiuto a costruire la loro idea di impresa, quindi produciamo un documento definitivo e solo dopo aver fatto questo lavoro si va in banca.
Nel fare questo lavoro cerco di dar loro degli elementi che riguardano anche la gestione d’impresa in modo tale che loro sanno cosa stiamo andando a fare, qual è il loro lavoro e quali sono i rischi.
Cerchiamo poi di fare un’analisi dei rischi che si potrebbero presentare: così facendo, a volte, ci si accorge anche che il progetto non è sostenibile, oppure ha necessità di essere sviluppato maggiormente.
In seguito aiuto a raccogliere tutta la documentazione da portare in banca, che rappresenta un po’ un momento dolente.
Quali sono secondo Lei i fattori che determinano il successo di un progetto finanziato con il microcredito?
Sicuramente le competenze tecniche, poi la capacità da parte degli imprenditori di capire se la propria idea è accettata nel mercato.
Il successo è fatto da tanti pezzetti: io ho avuto casi di idee molto interessanti che però non hanno retto, magari anche dal punto di vista psicologico: bisogna saper chiedere aiuto al momento giusto, senza vergognarsi, senza aspettare troppo perché poi potrebbe essere troppo tardi.
Altro fattore di successo secondo me è la capacità di crearsi una rete, di formarsi, non si deve rimanere ancorati all’idea di saper essere bravi a fare tutto.
Quali sono i successi più significativi che ha visto nel suo lavoro da tutor?
Ho visto vari insuccessi e tanti problemi, però ho quattro aziende che per me sono state quelle più di successo, tre a Roma e una in Campania.
Quella in Campania è una profumeria biologica di una ragazza che l’ha creata in provincia di Napoli, in un paese minuscolo e, nonostante tutte le difficoltà, è riuscita e continua a tenere in piedi una bella attività.
Poi invece le tre aziende che sono a Roma sono tre tipologie differenti: una è gestita da una signora dell’Ecuador che aveva iniziato con un’azienda di e-commerce digitale e poi è riuscita ad aprire anche il negozio su strada ed è riuscita, con le sue forze, a fare questo salto di qualità.
La seconda invece è una società di droni, nata come una ditta individuale di una persona che aveva poche competenze, ma una grande passione (era un parrucchiere): adesso sono diventati una società a responsabilità limitata in forma semplificata, fanno gare, hanno una rete di rapporti molto forte e sono diventati anche una società riconosciuta dall’Enac per la formazione.
È proprio una classica azienda in cui il microcredito è servito come inizio e poi sono esplosi, piano piano, con una crescita lenta.
Poi c’è il caso di un istituto di odontotecnici che avevano in mente di utilizzare le tecnologie digitali e, nonostante le difficoltà del sistema regionale sanitario, quindi la capacità di dover accreditarsi, comunque sono riusciti ad andare avanti e adesso sono diventati un’azienda che lavora tranquillamente.
Mentre a Roma ho seguito un forno al centro, nato come solo forno per il pane, adesso è diventato una bar pasticceria forno, anche abbastanza famoso: c’è stato un exploit in un anno, un anno e mezzo.
Quali sono le sfide che deve affrontare quando ci si relaziona con background differenti?
La prima difficoltà è quando si ha a che fare con persone con una scarsa scolarizzazione e quindi la sfida più grossa è riuscire a passare contenuti attraverso un linguaggio semplice, ma comprensibile, non semplificando troppo, però facendo arrivare tutto quello che vuol dire avviare un’attività di impresa.
Altra sfida, al contrario, è quando si hanno davanti persone che pensano di essere molto competenti e pensano di sapere essere degli imprenditori nati e fargli quindi capire che invece qualche cosa non la sanno ed è quindi necessario ascoltare e continuare ad apprendere.
L’altra sfida è far capire a tutti che ci sono delle regole che non sempre vengono accettate, che bisogna pagare le tasse e puoi anche non pagarle, ma poi non pensare di accedere al microcredito.
Tre parole che definiscono il tutor?
Ascolto, responsabilità e onestà.