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FULVIO BARION

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    Mercoledì, 03 Gennaio 2024
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    Interviste tutor | Editoriali 49 Speciale

Sono Fulvio Barion e da 40 anni opero nel credito. Da 27 anni sono in CONFIMPRESE ITALIA. La nostra confederazione si occupa della micro-piccola e media impresa. Dal 2018 sono tutor ENM. Il microcredito è uno strumento di dignità e opportunità, il principio basilare è dare una opportunità per la promozione e la realizzazione della dignità umana attraverso il lavoro.

Come si svolge il suo lavoro di tutor, quali sono gli step che segue e in che modo aiuta i beneficiari a capire il processo di richiesta di microcredito?

La prima cosa è spiegare bene in cosa consiste il microcredito che passa attraverso l’E.N.M. (limiti e condizioni), a chi può essere concesso; importi ottenibili chi li eroga a quali condizioni. Si approfondisce se ci sono pregiudizievoli bancarie a carico del richiedente e come ha saputo del microcredito.

La seconda parte del colloquio entra nel vivo del “problema”. Ci sono situazioni con caratteristiche difficilmente ascrivibili a categorie, ovvero ogni caso è a sé. Per quel che mi riguarda, parto da un colloquio che serve a capire se chi ho davanti ha una idea concreta e le caratteristiche necessarie per portarla avanti.

Si passa poi all’analisi che ovviamente si basa sull’esperienza e si cerca poi di comprendere e approfondire alcuni aspetti tecnici.

Quali sono i fattori che determinano il successo di un progetto finanziato con il microcredito?

L’adeguatezza alle richieste dell’area di operatività, la completezza e l’onestà dell’analisi che il richiedente fa verso sé stesso. La proporzionalità del mix delle fonti di approvvigionamento delle risorse finanziarie, ma soprattutto la consapevolezza delle difficoltà e delle (perché no…) rinunce a molte cose che la vita da dipendente offre e prima fra tutte la libertà dalle responsabilità in prima persona. La contropartita è la dignità del lavoro nella libertà mentale di essere liberi di autogestirsi.

Quali sono i successi più significativi che ha visto nel suo lavoro con i beneficiari del microcredito?

Vede, quando la fuori delle persone che riescono ad andare avanti, vivere, tenere fede ai loro impegni, far progredire la famiglia, e magari riescono a far guadagnare e vivere altre famiglie, perché l’attività cresce bene e possono essere assunti dipendenti, allora ogni successo è significativo ed è una molla che si carica e autoalimenta per cui la pratica più significativa è sempre quella a cui si sta lavorando.

Qual è l’azienda più interessante che ha seguito come tutor? E quale ha avuto più successo?

C’è un’azienda di confezioni e abbigliamento che ho fatto partire in forma di s.r.l.s. e oggi è una SRL, attorno a questa è stato costruito un insieme di attività satelliti che altre banche con organi deliberanti più lungimiranti hanno saputo riconoscere e finanziare e adesso fattura qualche milione di euro. Impiega 40 persone e opera per Valentino, Armani D&G e altri grandi marchi.

Quali sono le sfide, invece, da affrontare quando si lavora con beneficiari di diverse culture e differenti background?

La sfida più grande è far comprendere le potenzialità dello strumento del microcredito. Perché finanziare una startup di giovani, o esodati dal loro lavoro (ma con tutta l’esperienza che sono in grado di dare i secondi e tutta la voglia di riuscire dei primi), vuol dire dare una opportunità all’Italia. Siamo nel post industriale, finanziario, e gli unici assorbimenti di masse lavoratrici sono le micro piccole e medie aziende: 4.200.000 di queste danno lavoro a 11.600.000 dipendenti e tenuto conto di una media di 4 persone a famiglia il calcolo è presto fatto, 50.000.000 di persone vivono su questo. Ormai sono moltissime le famiglie che hanno al loro interno le così dette “Partite Iva “, per questo meritano il rispetto e la cura dovuta e mi rivolgo a chi governa perché abbinano il rispetto e la cura che è loro dovuta. Poi per il resto l’analisi è la stessa ma con la difficoltà in più sta nella diffidenza verso la diversità. In questo senso in Piemonte sto tentando, di far partire il microcredito dell’ente con l’etnia cinese molto dinamica nel settore imprenditoriale.

3 parole per definire il tutor?

Visionario e romantico – perché deve saper vedere oltre se può o no partire quell’attività con quelle persone.

Ottimista - perché deve pensare che ognuna di quelle persone darà il massimo per il risultato.

Patriota – Perché ogni struttura che fa partire è una mano alla nazione Italia a stare in piedi.

Se un tutor vuole fare bene il proprio lavoro per un fattore economico io credo che spazio non ne rimanga.

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