Print Friendly, PDF & Email

ANTONELLA GOBBO

  • Created
    Mercoledì, 03 Gennaio 2024
  • Created by
    Rivista
  • Last modified
    Mercoledì, 03 Gennaio 2024
  • Revised by
    Rivista
  • Voting
    Average rating
    • 1
    • 2
    • 3
    • 4
    • 5
  • Favourites
    Add to favourites
    Click to subscribe
  • Categories
    Interviste tutor | Editoriali 49 Speciale

Sono commercialista e revisore legale dei conti e rappresento Confimprese Italia in qualità di segretario nazionale.

Mi sono affacciata al microcredito e al corso per tutor, in quanto proprio la Confederazione aveva illustrato i probabili sbocchi che avrebbe potuto avere questo progetto, quindi, ho seguito il corso, e successivamente mi sono iscritta al numero 130 uno dei primi. Sin dall’inizio ho creduto in questa misura.

Come si svolge il suo lavoro di tutor, quali sono gli step che segue e in che modo aiuta i beneficiari a capire il processo di richiesta di microcredito?

Una volta arrivata la domanda da parte della banca incontro il cliente e mi faccio esporre l’idea, cerco di fare delle domande per capire effettivamente quanto crede nel progetto, poi, faccio una piccola ricerca di mercato, analizzo i flussi sia economici che finanziari, e dopo aver ricevuto i documenti redigo il business plan e discuto con il possibile imprenditore. Una volta accettato,carico la pratica e dopodiché cerco di controllare periodicamente l’evoluzione del progetto.

Quali sono i fattori che determinano il successo di un progetto finanziato con il microcredito?

Sicuramente credere per primi nell’idea imprenditoriale. Quando l’imprenditore è molto convinto dell’attività che vuole svolgere, vuoi per un’esperienza passata, vuoi per degli studi fatti a sostegno delle idee imprenditoriali, è normale che tutto questo faccia la differenza e non è scontato, perché invece c’è tanta gente che si vuole improvvisare imprenditore, ma imprenditore non è, poi i risultati si vedono perché dopo un breve ciclo le attività chiudono.

Quali sono i successi più significativi che ha visto nel suo lavoro con i beneficiari del microcredito?

Ho visto tante attività fiorire, andare bene, realizzarsi così come avevamo ideato nel progetto, sono attività sia al maschile che al femminile. Ma la cosa che mi ha reso più felice nel tempo, è vedere il cambio generazionale con i figli degli imprenditori o comunque persone molto vicine a un’attività storica, che hanno voluto continuare l’attività apportando dei miglioramenti con l’ausilio delle nuove tecnologie.

Quindi, sicuramente queste sono le realtà che mi hanno dato più soddisfazione, vedere anche i giovani che si sono messi in gioco prendendo però dall’esperienza del passato.

Qual è l’azienda più interessante che ha seguito come tutor? E quale ha avuto più successo?

Sinceramente quasi tutte hanno avuto successo, tranne attività particolari che per “mode” hanno chiuso. La soddisfazione più grande è stata l’apertura di un salone di acconciature per signora che era partito con un centro per poi arrivare ad aprirne cinque.

Quali sono le sfide, invece, da affrontare quando si lavora con beneficiari di diverse culture e differenti background?

Il tutor in quel momento deve essere molto molto preciso, deve comunque esporre bene quali sono le chiavi da seguire, quali sono le regole del gioco, perché a volte ognuno intende il microcredito a modo suo, invece ci sono dei fattori chiave fondamentali da seguire, dopodiché si va avanti tranquillamente.

3 parole per definire il tutor?

Il tutor deve essere attento nell’ascoltare l’imprenditore, preciso nell’esposizione delle regole che sono alla base del microcredito e sicuramente deve essere professionale nella redazione del business plan e del progetto, evidenziando sin da subito se ci sono delle criticità.

Print Friendly, PDF & Email