MARIO BONACCI
Sono Mario Bonacci, sono tutor della Calabria da 7 anni.
Provengo dal mondo della consulenza: dall’85/86 faccio il consulente finanziario per le imprese e per il fondo di garanzia, nel 2016 ho incrociato l’ENM attraverso i link sulla piattaforma del fondo, ho contattato il Presidente con cui avevo rapporti di conoscenza, abbiamo creato un fondo di 15 milioni di euro di tutte le BCC Calabria, li abbiamo spesi tutti, li abbiamo adesso quasi raddoppiati come fondi.
Ho scelto di fare il tutor anche perché la disoccupazione giovanile è a livelli impressionanti oggi, la struttura imprenditoriale italiana è fatta da PMI e, nel territorio di mia competenza, la Calabria, il 50% sono piccolissime imprese che hanno un dipendente o non ne hanno, sono artigiani: il microcredito mi sembra quindi un prodotto interessante a cui attingere per i miei clienti.
Quali sono gli step che segue per aiutare i beneficiari?
Importante è innanzitutto promuovere il prodotto, perché gli istituti convenzionati con cui lavoriamo molte volte non lo promuovono, quindi il mio lavoro sta nel nell’avere contatti quotidiani e continui con le filiali di mia competenza.
Il 70% del mio fatturato deriva dal microcredito, che è dunque il core business del mio studio, quindi importante è la promozione.
Lo step successivo, dopo la richiesta, è ovviamente l’incontro con i richiedenti, che spesso avviene in filiale, con il direttore o un preposto, così da renderci conto se ci sono i presupposti.
Il fondamento del mio lavoro rispetto al microcredito è l’ascolto: ascoltare il richiedente serve a capire se può essere in grado di fare l’imprenditore, se ha le caratteristiche giuste; poi si prosegue con la richiesta documentale e anche lì si fanno delle verifiche.
Altro passaggio fondamentale è capire insieme al cliente i numeri, ad esempio i potenziali ricavi, i fatturati, etc.
Ultimo step, che è un obbligo di legge, è il monitoraggio, elemento importante per capire l’andamento delle aziende e dei progetti.
Quali sono, secondo Lei, i fattori che determinano il successo di un progetto?
La valutazione iniziale è fondamentale, valutare bene all’inizio e verificare le effettive capacità del richiedente porta sicuramente al successo.
E spesso le imprese che hanno maggior successo sono quelle che chiedono cifre basse e poi si espandono piano piano: chi chiede troppo, spesso, non piace nemmeno!
Importante è poi la stesura del Business Plan, capire realmente se i numeri possono essere fattibili o se sono delle invenzioni o dei sogni, in modo anche da capire la reale capacità di rimborso.
Quindi un’attenta analisi determina quasi sempre un successo e così facendo si assiste a pochissimi default, questo anche grazie alla capacità, a volte, di saper dire di no, se non ci sono le basi su cui avviare il progetto.
Quali sono i successi più significativi che ha visto come tutor?
I successi sono rappresentati dai numeri che facciamo, ho visto davvero molta gente realizzare i propri progetti.
Ci sono aziende che hanno avuto più successo?
C’è un’azienda di eccellenza di abiti da sposa a Catanzaro Lido, una signora che fa degli abiti di una bellezza straordinaria e i numeri che produce sono interessantissimi.
La più bella probabilmente e quella di un archeologo di Acri, in provincia di Cosenza, che e ha costruito una cantina con i metodi di vinificazione degli antichi romani, quindi con le anfore sottoterra: con 30mila euro ha realizzato un impianto, ha vinto lo scorso anno diversi premi al Vinitaly e fa un vino di un livello elevatissimo, produzione limitatissima.
Un’altra realtà molto bella è quella di Gabriele Baffo, un architetto che è partito con 20mila euro, due computer e una stampante e oggi progetta alberghi, lavori pubblici, ha pagato il suo debito prima del previsto e, a oggi, dopo quattro anni, fattura quasi un milione di euro l’anno.
Queste sono eccellenze, sono quelle persone che capisci che ce la faranno!
Cosi come l’officina Racheli, che si occupa di grandi tecnologie con attrezzature di altissimo livello in un piccolo paesino calabrese; Royal Canapa, attività che estrae gli oli essenziali dalla canapa per realizzare alimenti, liquori, birra e prodotti per l’estetica.
Quali sono le sfide da affrontare come tutor?
Sfide interessanti sono i progetti realizzati con stranieri e immigrati.
Bello il caso di un ragazzo nigeriano arrivato con il barcone 8-9 anni fa, appassionato di meccanica, dopo aver lavorato per un meccanico, ha chiesto un finanziamento di 15mila euro e ha aperto la sua officina Evolution Moto, che oggi va molto bene. Oltretutto questo ragazzo oggi è sposato con una ragazza italiana e ha due figlie. Questo è un esempio di integrazione.
Altri esempi sono quelli di una ragazza rumena e una ragazza polacca che hanno aperto un’area di servizio sulla costa ionica e poi di una signora rumena che faceva la bracciante agricola nel vibonese, dove c’è una grande comunità rumena, e che ha deciso di vendere i prodotti del suo Paese con un furgoncino; quindi, ha chiesto un piccolo prestito per andare in Romania a comprare i prodotti e il mezzo di trasporto e ha avuto davvero molto successo.
A volte gli stranieri non si fidano, sono diffidenti rispetto al nostro mondo e alle nostre regole, che sembrano per loro incomprensibili; quindi, a volte sono loro stessi a rinunciare.
Tre parole che descrivono il tutor?
Pazienza, attenzione e intransigenza.