FINANZA INCLUSIVA, NUOVE PROSPETTIVE

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Finanza inclusiva, nuove prospettive

L’ENM E' UN'ISTITUZIONE DI DIRITTO PUBBLICO, NON ECONOMICO, QUINDI UN BRACCIO OPERATIVO DELLO STATO, E QUESTA ISTITUZIONE E' UNICA NEL SUO GENERE, MOLTI PAESI EUROPEI UTILIZZANO LA NOSTRA STRUTTURA LEGISLATIVA COME RIFERIMENTO PER LA PROPRIA REGOLAMENTAZIONE IN MATERIA

Mario Baccini | Presidente ENM

< >Kofi Annan nel 2005 lanciò un appello ai Paesi delle Nazioni Unite per sostenere il microcredito come strumento di lotta alla povertà e all’esclusione sociale.

L’Italia fu uno dei primi paesi a raccogliere questo appello e ad immaginare e studiare nuove formule che potessero includere, e non escludere, dal modello di vita al miglioramento della qualità della vita, alla possibilità di entrare nel mondo del lavoro. La mano pubblica è intervenuta creando una struttura, l’Ente, che non si sostituisse all’attività del sistema bancario ma che includesse e coordinasse quel network di attività, regioni, provincie, associazioni che vogliono, in qualche modo, non fare più una piccola parte ma essere parte di un grande progetto.
L’Ente crea e sostiene servizi aggiuntivi che sostengono e caratterizzano la finanza inclusiva. Ecco questi servizi aggiuntivi sono il famoso ultimo miglio, l’ultimo miglio che tutti annunciano ma che nessuno vuole mai percorrere. Perché questo ultimo miglio è fatto di insidie, di trappole, di paludi, ma anche di oasi. I servizi aggiuntivi hanno un costo, quel costo che le banche non possono sostenere perché il costo del denaro andrebbe alle stelle.
Quindi, chiamiamo questo ‘costo’ o meglio questo investimento monitoraggio, formazione, accompagnamento, tutela, individuazione dei processi, informazione, tutte attività necessarie per la realizzazione di un’impresa sana.
Un’impresa che non rischia il default e per questo noi vogliamo sottolineare il valore di questo investimento che viene assorbito dall’Ente e che contestualmente solleva lo Stato dagli oneri sociali che derivano dall’abbandono di queste fasce di utenti.
Il nostro compito è quello di ricreare una cultura dell’impresa stimolando la collettività e soprattutto i soggetti idonei selezionandoli e accompagnandoli, perché molti, in questi anni, si sono assopiti e sono diventati dei professionisti della disoccupazione. Molti giovani, donne, lavoratori immigrati o coloro che hanno le capacità ma non i mezzi per creare un’impresa spesso conoscono bene tutti gli strumenti che il mondo, il terzo settore, le istituzioni mettono a disposizione e poi ovviamente non hanno più possibilità di mettere la loro intelligenza al servizio dell’intraprendere perché non vengono seguiti nel processo di formazione dell’azienda. L’Ente nazionale per il microcredito in tal senso ha sviluppato tool kit, progettualità e progetti pilota che dimostrano come sia possibile realizzare queste idee. Sono convinto altresì che sia necessario perfezionare anche tutto il mondo della micro-finanza, come strumento di lotta alla povertà, all’esclusione sociale, bancaria di cui il nostro Paese, l’Europa e i Paesi emergenti hanno bisogno. Un esempio di come questa necessità emerga prepotente è stata la costituzione della Task Force G8 per i problemi legati all’ingegneria finanziaria e alla finanza inclusiva a cui naturalmente l’Ente nazionale per il microcredito ha portato il suo contributo nella stesura degli acta e nelle proposte normative da attuare, sempre in continua evoluzione per sostenere quelle buone prassi di microfinanza che, sono convinto, siano un volano per l’economia.

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