Microcredito, ponte fra L’Italia e Santo Domingo intervista all’Ambasciatore della Repubblica Domenicana Rafael Tejeda

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Matteo Occhiuto

Giornalista


I rapporti economici e le relazioni tra La Repubblica Dominicana e l’Italia sono stretti quanto imperniati su un sottile filo emotivo che lega queste due terre che vivono di mare, colore e calore, e allo stesso di progettualità economica che supera le barriere nazionali per proiettarsi in mercati più ampi attraverso modelli di sviluppo che operino con il supporto delle garanzie dello Stato. Questo il punto d’incontro che ha suscitato l’interesse per le attività promosse dall’Ente Nazionale per il Microcredito e che oggi sono un patrimonio condivisibile con la comunità internazionale attraverso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione e naturalmente le ambasciate come nel caso della Repubblica Dominicana. L’incontro con l’ambasciatore Rafael Tejeda è stato l’occasione per avvicinarsi a una realtà emergente che vuole superare i propri limiti e la crisi internazionale utilizzando nuovi strumenti a sostegno dell’impresa nazionale.

L’Ambasciatore Rafael Tejeda con garbo e professionalità racconta delle molteplici attività che in questo periodo difficile coinvolgono il Paese in una sussidiarietà internazionale che punta allo sviluppo economico delle imprese locali e alla internazionalizzazione di aziende e prodotti con il supporto delle expertise internazionali e anche, in questo caso, delle attività di Capacity building e trasferimento di knowhow promosse dall’Ente Nazionale per il Microcredito. Pronto a raccontare della Repubblica Domenicana, della sua storia, della sua gente, dei suoi piani di sviluppo economici. L’Ambasciatore Tejeda rappresentando il Governo Dominicano ha intrapreso una serie di incontri interlocutori per finalizzare un accordo che promuova lo sviluppo di un microcredito per il sostegno dell’impresa sul modello italiano sviluppato dall’ENM. Una azione di cooperazione e sviluppo favorita dal Maeci e sostenuta da una diplomazia illuminata che, come nel caso dell’ambasciatore Tejada, continua a tessere relazioni costruttive per una progettazione che superi gli schemi di una visione economica e sociale territoriale.


Eccellenza non possiamo che iniziare con il domandarle quali sono, dal suo privilegiato punto di vista, i tratti che accomunano le due culture, quella italiana e quella domenicana.

Innanzitutto grazie di essere qui e di avermi invitato a parlare di tematiche molto importanti e, sopratutto, molto attuali. L’Italia e la Repubblica di Santo Domingo - racconta - sono due Paesi divisi da migliaia e migliaia di chilometri. Tuttavia, sono convinto che ci siano tratti comuni fra le storie delle due nazioni. L’Italia, ad esempio, è divisa in diversi territori regionali che potrebbero essere - ed un tempo lo erano effettivamente, fino alla metà dell’Ottocento - Stati a sé stanti. Molte di queste Regioni, peraltro, sono estremamente simili alla Repubblica Domenicana, non solo per quel che concerne la varietà geografica. Il nostro Paese, che si estende per circa 50mila chilometri quadrati, ha anch’esso al suo interno ripide montagne e al contempo alcune delle spiagge più belle dell’Arcipelago caraibico. Abbiamo, poi, grande rispetto e attaccamento alla storia, alla nostra storia, proprio come avviene qui, in Italia. Specialmente nel Sud che, per cultura, abitudini, attitudine ad affrontare la vita, vedo molto vicino alla Repubblica Domenicana. Altro punto comune è proprio la storia: come il popolo italiano, anche quello domenicano ha combattuto a lungo per l’indipendenza. Altro aspetto comune risiede nella formazione della marina di guerra, che in entrambe le nazioni ha avuto un padre italiano. C’è, poi, una folta quantità di Piemontesi, rifugiatisi nella Repubblica Domenicana ai tempi di Napoleone, che ancor oggi vive nel nostro Paese. Del resto, vi sono diversi italiani che, dopo esser stati in visita sulle nostre spiagge, hanno scelto di mantenere fitte relazioni interpersonali con quello che hanno reputato essere uno splendido luogo in cui vivere.


Approfondiamo quindi il rapporto che lega la comunità domenicana che risiede e lavora in Italia con i connazionali. Una comunità, come racconta l’Ambasciatore, assai significativa.

La popolazione domenicana in Italia si attesta sulle circa 35mila unità e sono ripartiti equamente in tutto il territorio nazionale. Ma, nello specifico, la percentuale maggiore risiede nel Nord, che offre le maggiori possibilità d’impiego. Particolarmente popolate da domenicani sono le città di La Spezia e Milano ed in generale tutta la Lombardia, ma anche a Roma e in Sicilia. Al contempo, comunque, vi sono tanti italiani che vivono in Repubblica Domenicana, circa 35mila unità.


La Repubblica Domenicana, quindi, si conferma un Paese in forte crescita, sia demografica che economica, come l’ambasciatore ci spiega.

È il Paese con il maggior tasso di crescita sostenibile di tutta l’America Latina. Negli ultimi 16-20 anni, la nostra economia ha registrato tassi di crescita a cifra doppia. Siamo la principale meta turistica dei Caraibi, abbiamo varato leggi in favore dei lavoratori stranieri. In questo aspetto, siamo stati i pionieri delle Isole Caraibiche, forse i secondi in tutta l’America Latina. Produciamo oro, vantiamo circa 90mila strutture alberghiere che portano nel nostro territorio oltre 8 milioni di visite annue. Il nostro obiettivo, addirittura, è quello di arrivare a portare ogni anno un turista per ogni abitante (La Repubblica Domenicana ha circa 12 milioni di abitanti, ndr). Aprendo una parentesi, ovviamente, sottolineo quanto i dati del 2020 non riflettano i numeri abituali a causa della pandemia di coronavirus che li ha influenzati negativamente. Tuttavia, stiamo a poco a poco, uscendo da questa crisi. È fondamentale farlo, dal momento che è quasi superfluo affermare come il turismo sia una introito e una componente fondamentale del PIL domenicano. Abbiamo, comunque, anche leggi agrarie e favorevoli per gli imprenditori stranieri. Anche se la miglior ricchezza posseduta dalla Repubblica Domenicana è, senza dubbio, la sua gente. Chi viene da noi, alla fine ritorna. E lo fa, principalmente, per le persone che trova. Invito tutti gli italiani a investire nel nostro Paese, che vanta leggi assolutamente chiare e che, inoltre, permettano anche un successivo ritorno in patria dell’investimento iniziale. Siamo pronti ad accogliere chiunque a braccia aperte.

Tutto questo nonostante la pandemia di coronavirus che ha messo in ginocchio l’intera popolazione mondiale e che, comunque, ha segnato il Paese.

Affrontare la pandemia - ci spiega - è stato ed è tuttora molto difficile. Abbiamo avuto circa 140mila contagiati e 2mila decessi. Siamo stati colpiti duramente anche noi. Ma aldilà del problema pandemico in sé, va anche considerato l’impatto che esso ha avuto su quello che, come detto, è uno dei nostri condotti economici principali, ovvero il turismo. Siamo in una situazione abbastanza dura, abbastanza critica. Lo stesso Governo, peraltro, ha varato norme e agevolazioni affinché la ripresa del settore avvenga nel modo più rapido possibile, come ad esempio la somministrazione totalmente gratuita dei test covid-19 negli aeroporti. Aspettiamo che la pandemia finisca, magari anche grazie ai vaccini di cui si parla. A tal proposito, il Governo Domenicano ha firmato un accordo con una compagnia che lo sta fabbricando, nell’attesa che si superi la terza fase di test. Sono già stati versati dei milioni di dollari affinché tutta la popolazione venga vaccinata.


Il possibile accordo, però, fra l’Ente e il Governo Domenicano potrebbe incrementare la produttività con l’introduzione di uno strumento fondamentale.

Siamo in un momento di discussione. Siamo consapevoli dell’importanza dello strumento micro-finanziario - spiega con soddisfazione l’ambasciatore Tejeda, che prosegue - . Abbiamo anche avviato i contatti con il nostro Governo, dopo i dialoghi con il Presidente Mario Baccini. Per noi è vitale che i piccoli produttori della Repubblica Domenicana, che non sono bancabili, possano ottenere dei micro-finanziamenti. Dove per micro-finanziamenti si intenda una somma di denaro, in prestito, fino alla cifra di 40mila euro. Siamo convinti che questo possa essere un intervento economico positivo per tutto il Paese. Speriamo di passare presto, magari in coincidenza dell’apertura delle frontiere, dalla fase del dialogo e della discussione alla fase della concretizzazione. Una volta che si potrà riprendere a spostarsi fra due nazioni differenti, siamo convinti che potremo mettere i piccoli imprenditori della Repubblica Domenicana nella condizione di accedere a questo Microcredito che favorisca la crescita dell’economia locale.


Nel dettaglio, l’ambasciatore ci spiega come i progetti e i modelli elaborati dall’ENM siano innovativi ed utili se implementati a sostegno delle politiche economiche di Santo Domingo. Misure indicate come…

Eccellenti! E, anzi - ribadisce l’ambasciatore- sono convinto che possano divenire una risorsa importantissima non solo per la Repubblica Domenicana ma per l’intera America Latina. Ho osservato l’accordo con il Nicaragua, quello con Cuba. Queste possono essere iniziative estremamente positive e mi auguro che si ripeta la stessa cosa con noi, quando le parti saranno d’accordo. Da noi, peraltro, non c’è nulla di simile. Esiste il Banco de Reserva e il Banco Agricolo, di proprietà dello Stato. Il Banco Agricolo, nello specifico, concede dei piccoli finanziamenti ma non alle stesse condizioni garantite in Italia dall’Ente Nazionale per il Microcredito. Il problema è che, nel nostro territorio, il denaro ha un costo abbastanza elevato. Per cui, ci aspettiamo che l’accordo che firmeremo nel prossimo futuro, non appena sarà nuovamente possibile incontrarsi e discutere i dettagli dell’operazione, possa fortificare le piccole imprese e i piccoli imprenditori.


In conclusione, spazio ai sogni futuri. Senza escludere che il Microcredito, in futuro, non si sviluppi in maniera autonoma anche nella Repubblica Domenicana.

Certamente. Sarebbe molto interessante. Il Governo attuale si è insediato lo scorso 16 agosto, con l’obiettivo preciso di incrementare e sviluppare le produzioni locali. Per questo, si intendono varare delle riforme che permettano ai piccoli imprenditori di investire, anche tramite l’ottenimento di finanziamenti come quello del Microcredito. Credo che questo progetto, quello dell’Ente Nazionale per il Microcredito, possa davvero essere l’inizio di un ponte fra i due Paesi. Un percorso, ideale, fra due Paesi con tante cose in comune, a partire dalla storia e dalla cultura; da una parte, la Repubblica Domenicana, che tanto mira a crescere, sviluppare e strutturarsi, e, dall’altra, quel meraviglioso Paese che è l’Italia.

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