UNA TECNOLOGIA CHE INCLUDE LA FONDAZIONE MONDO DIGITALE TRA FORMAZIONE, IA E IMPATTO SOCIALE

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Fondata nel 2001 come Consorzio Gioventù Digitale, la Fondazione Mondo Digitale ETS è un ente non profit con una vocazione chiara: costruire una società democratica della conoscenza. Promossa su iniziativa dell’Assessora Mariella Gramaglia e coprogettata dal prof. Alfonso Molina, direttore scientifico con un’esperienza internazionale (Personal Chair in Technology Strategy all’Università di Edimburgo), la Fondazione ha avuto come primo presidente il linguista Tullio De Mauro, che ne ha definito con forza l’anima pubblica e inclusiva.

Fin dalla sua nascita, guidata dalla direttrice generale Mirta Michilli, la Fondazione ha affermato un modello di sviluppo che coniuga innovazione, istruzione e inclusione. Oltre 200 i progetti attuati, anche grazie a fondi europei, su temi che incidono direttamente sul Pil e sullo sviluppo del Paese: abbandono scolastico, disoccupazione giovanile, parità di genere, invecchiamento attivo. La sede operativa principale è alla Città Educativa di Roma, centro di riferimento per le buone pratiche, ma il lavoro della Fondazione si articola anche in hub territoriali attivi a Milano, Torino, L’Aquila, Palermo e in un network crescente di Palestre dell’Innovazione: luoghi di sperimentazione e diffusione, che funzionano come vere “emittenti” di processi trasformativi, realizzate soprattutto in contesti ad alta densità di povertà educativa come le periferie delle grandi città. I modelli progettati dalla Fondazione si distinguono per un approccio replicabile, adattabile ai contesti e aperto alla co-progettazione con istituzioni, imprese e comunità educanti. Non si tratta di esportare formule preconfezionate, ma di attivare risorse locali per generare valore condiviso, rendendo ogni progetto un’esperienza generativa e radicata. La missione della Fondazione, infatti, si avvale di un modello operativo originale, fondato su un programma integrato di ricerca, azione, sviluppo e implementazione (ARD&I). Non solo teoria, ma anche strumenti concreti, contenuti e progetti per agire su istruzione, innovazione sociale e sviluppo di comunità. Centrale è la visione “phyrtuale”, che integra dimensione fisica e digitale in tutti i processi formativi e trasformativi. È su questa base che si costruisce una piattaforma aperta e condivisa con cui la Fondazione affronta, con alleanze e pragmatismo, molte delle sfide strategiche contemporanee.

In un contesto in cui il 70% dei lavoratori italiani sperimenta un disallineamento tra competenze e mercato, e dove oltre 1,4 milioni di giovani risultano inattivi, la formazione diventa una leva essenziale. Anche l’intelligenza artificiale gioca un ruolo decisivo in questo scenario. Uno studio commissionato da Google ha stimato che l’adozione dell’IA generativa potrebbe generare per l’Italia un impatto economico annuo tra i 150 e i 170 miliardi di euro. Tuttavia, le piccole e medie imprese e parte della forza lavoro rischiano di restare indietro. Solo l’8,2% delle imprese italiane con almeno 10 dipendenti ha adottato l’IA nel 2024, contro una media europea del 13,5%.

Proprio per ridurre questo divario, la Fondazione Mondo Digitale ha sviluppato un ampio portafoglio di iniziative per rendere l’IA una leva concreta di inclusione, crescita e resilienza. Tra queste, il progetto “Intelligenze al femminile nell’IA”, sostenuto da Google.org, coinvolge 400 donne, imprenditrici e lavoratrici di pmi, offrendo formazione gratuita e certificata per contrastare i pregiudizi di genere e promuovere competenze critiche nell’economia digitale.

Un altro tassello è Ital.IA Lab, promosso con Microsoft Italia nell’ambito della AI Skills Initiative. Il programma ha raggiunto oltre 110.000 persone e ne ha formate 6.500, con un focus particolare su scuole periferiche, giovani disoccupati, donne e lavoratori in riqualificazione. La proposta ha incluso hackathon, sessioni con esperti Microsoft e contenuti multiformato fruibili anche in asincrono, con il rilascio di microcertificazioni.

Parallelamente, con ING Italia, la Fondazione porta avanti Job Digital Lab, oggi alla quinta edizione. Con 38.000 partecipanti e più di 200 sessioni formative, il progetto punta a rafforzare le competenze digitali e imprenditoriali in modo inclusivo. Nel 2025, focus particolare è stato dedicato alla sicurezza informatica e alla promozione dell’IA generativa applicata al digital marketing, attraverso incontri in 27 città italiane.

Il programma ha inoltre introdotto moduli innovativi che combinano intelligenza artificiale e consulenza finanziaria, per aiutare le persone a interpretare dati complessi, costruire simulazioni personalizzate e interagire in modo consapevole con strumenti digitali avanzati.

Da segnalare anche la sinergia con l’Università degli Studi di Milano e il progetto “Coding Girls e Data Science”, che ha coinvolto gli studenti in un Graphaton per trasformare dati su disuguaglianze di genere in proposte per decisori pubblici.

La visione della Fondazione sull’IA è evolutiva e “agentica”: non più soltanto uno strumento conversazionale, ma un vero e proprio agente educativo. Il team guidato da Alfonso Molina sta sviluppando un assistente all’interno del Personal Ecosystem Canvas (PEC), una piattaforma pensata per accompagnare lo sviluppo personale e guidare studenti e studentesse nella costruzione di percorsi consapevoli e su misura. Si tratta di un agente intelligente capace di orientare e supportare utenti con background diversi, anche lungo traiettorie di autoimprenditorialità e transizione professionale.

La Fondazione sperimenta anche modelli di intelligenza artificiale inclusiva, come il Pathway Companion, sviluppato per alunni con bisogni educativi speciali. L’obiettivo comune è costruire ambienti formativi interattivi e adattivi, dove l’IA diventa alleata dell’autonomia e della crescita individuale, in un’ottica di apprendimento continuo e personalizzato.

La Fondazione Mondo Digitale si conferma così un laboratorio permanente di innovazione sociale, con uno sguardo lungo, radicato nei territori e orientato alla costruzione di nuove costituenze sociotecniche: reti vive di persone, organizzazioni e tecnologie che collaborano per generare futuro. In un’epoca di grandi transizioni, digitale, ecologica, demografica, la Fondazione Mondo Digitale dimostra che è possibile coniugare innovazione e giustizia sociale. Una tecnologia che include, infatti, non è solo un mezzo, ma una visione: quella di un futuro in cui conoscenza, equità e cittadinanza non siano privilegio di pochi, ma diritto di tutti.

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INTERVISTA A MIRTA MICHILLI, DIRETTRICE GENERALE DELLA FONDAZIONE MONDO DIGITALE ETS

Qual è oggi il valore della formazione per il collocamento dei giovani?

Il titolo di studio resta un fattore determinante per l’accesso al lavoro: secondo Istat (2024), il tasso di disoccupazione tra i laureati è del 3,6%, contro il 6,2% dei diplomati e il 10,7% di chi ha un basso livello di istruzione. Ma in un contesto professionale che evolve rapidamente, la sola formazione iniziale non è più sufficiente. Oggi serve un apprendimento continuo, che non trasmetta solo competenze tecniche, ma anche visione, fiducia e capacità di progettare il proprio percorso, giorno dopo giorno. Per questo, i nostri interventi formativi sono pensati per connettere saperi teorici e pratiche reali, promuovendo esperienze inclusive che coinvolgono scuole, imprese e territori. L’obiettivo non è solo colmare il mismatch tra domanda e offerta di competenze, ma ridurre la distanza strutturale tra educazione e occupabilità, soprattutto per chi rischia di restare indietro. Crediamo in un’educazione centrata sulla persona, capace di sviluppare adattabilità, creatività, spirito critico e capacità di agire nel cambiamento. La vera sfida non è formare “profili ideali”, ma attivare potenziali diversi, anche quelli più fragili o invisibili. Per questo investiamo su percorsi personalizzati, accessibili e inclusivi, che valorizzano anche i bisogni educativi speciali e i diversi stili di apprendimento. Solo così possiamo rendere la formazione una leva reale di emancipazione e cittadinanza economica per tutti i giovani.

Qual è il valore economico generato dai vostri progetti?

Il nostro bilancio registra una crescita costante, con un valore complessivo che nel 2024 si avvicina ai 3 milioni di euro. A noi interessa soprattutto l’impatto trasformativo che i progetti producono nelle vite delle persone e nei territori. Lavoriamo per uno sviluppo inclusivo, contribuendo concretamente al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare quelli legati all’educazione di qualità, al lavoro dignitoso, alla parità di genere, all’innovazione e alla riduzione delle disuguaglianze. Inoltre, aiutiamo le imprese a valorizzare la componente sociale dei criteri ESG, spesso la più complessa da tradurre in azioni concrete e misurabili. Attraverso azioni co-progettate, uniamo tecnologia, formazione e impatto, offrendo benefici tangibili per le comunità e valore reputazionale per le aziende partner. Un nostro punto di forza è la capacità di valutare l’impatto in tempo reale, grazie a sistemi di monitoraggio avanzati che ci permettono di raccogliere dati, restituirli in modo trasparente e adattare le strategie in maniera dinamica. È un approccio che rafforza la fiducia degli attori coinvolti e rende visibile, oltre che misurabile, il cambiamento generato. Ma non ci fermiamo ai numeri. Ogni progetto genera storie: di resilienza, riscatto, innovazione sociale. Per questo abbiamo scelto di raccontare il nostro impatto anche attraverso le voci di chi ha partecipato, trasformando la valutazione in una narrazione viva, che restituisce dignità alle esperienze individuali e rafforza il legame con i territori. È così che costruiamo responsabilità socio-territoriale condivisa, rendendo protagoniste le persone, non solo beneficiarie. Nel Bilancio Sociale 2024 abbiamo scelto di superare l’uso del termine “stakeholder”, adottando un paradigma più vicino alla nostra visione generativa dell’innovazione sociale: quello delle sociotechnical constituencies. L’espressione, ancora priva di un equivalente consolidato in italiano, descrive insiemi dinamici di componenti sociali e tecniche che co-evolvono attorno a un’innovazione. Il concetto permette di superare definitivamente l’approccio funzionale del termine stakeholder, riconoscendo i soggetti coinvolti non solo come portatori di interesse, ma come co-costruttori attivi di valore, significato e trasformazione, in stretta interazione con gli elementi tecnologici. È con queste “costituenze” in continua evoluzione che costruiamo ogni giorno traiettorie di cambiamento condiviso.

Ritiene il microcredito uno strumento efficace per le nuove imprese?

Il microcredito può rappresentare una leva potente per l’attivazione di nuove imprese, soprattutto se integrato in percorsi che includano formazione, mentoring e accompagnamento personalizzato. Nei nostri programmi lo abbiamo visto con chiarezza: spesso, dietro un piccolo capitale iniziale, si nasconde una grande idea. Ma perché quella idea possa trasformarsi in impresa sostenibile, è necessario costruire un ecosistema favorevole, capace di rafforzare le competenze imprenditoriali, l’autoefficacia e la visione strategica. Il nostro approccio si fonda proprio su questo: offrire opportunità concrete a chi ha meno accesso agli strumenti tradizionali, valorizzando il potenziale inespresso delle persone. Non è sufficiente “dare credito”: occorre creare contesti abilitanti, in cui ogni talento possa emergere, essere riconosciuto e messo in condizione di generare valore. In questo senso, il microcredito può diventare molto più di uno strumento finanziario: può essere un catalizzatore di empowerment economico, innovazione sociale e rigenerazione territoriale, soprattutto se connesso a pratiche di formazione continua, orientamento professionale e costruzione di reti collaborative.

Quali sono le prospettive future della Fondazione? Dove volete incidere?

Guardiamo al futuro con la volontà di consolidare ed evolvere la nostra missione, adottando un approccio sempre più sistemico e trasformativo. Il nostro valore aggiunto è la capacità di tradurre la tecnologia in uno strumento di equità, coesione e sviluppo umano. Per noi, innovazione significa cittadinanza attiva, fiducia reciproca e costruzione di legami.

Nei prossimi tre anni vogliamo rafforzare il nostro ruolo come infrastruttura educativa e sociale del Paese, capace di generare soluzioni concrete, scalabili e misurabili. La nostra ambizione è “meravigliare”, nel senso etimologico del termine, attraverso azioni che sorprendano per efficacia, visione e impatto.

Continueremo a lavorare sulle grandi sfide del nostro tempo: la povertà educativa, la disoccupazione giovanile, il divario di genere, l’invecchiamento attivo, la partecipazione civica. Tutti temi che, in modo trasversale, si connettono agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e alle agende digitali europee.

Parallelamente, investiremo con decisione sulle nuove frontiere della conoscenza: intelligenza artificiale applicata all’educazione, robotica sociale, piattaforme di apprendimento adattivo, ambienti digitali immersivi. Tecnologie che vogliamo rendere accessibili a tutte e tutti, soprattutto nei contesti più fragili.

Il nostro impatto futuro dipenderà dalla forza delle alleanze: con istituzioni, imprese, enti locali, scuole, università, comunità. Vogliamo ampliare la rete di costituenze sociotecniche che ci accompagna e che dà senso ai nostri progetti. Il cambiamento che immaginiamo non può essere episodico o elitario: deve essere sistemico, condiviso e profondamente radicato nei territori. Solo così i benefici dell’innovazione saranno davvero universali, senza eccezioni.

Educazione finanziaria per imparare a contare

Nella scuola di oggi, l’educazione finanziaria può diventare una palestra di creatività, pensiero critico e consapevolezza sociale. Ecco alcuni esempi di come la Fondazione Mondo Digitale ha trasformato concetti economici in esperienze formative coinvolgenti:

L’app finanziaria che vorrei Un laboratorio di co-progettazione con studenti delle superiori, in cui la sfida era immaginare un’app utile alla propria generazione per gestire risparmi e obiettivi. Tra le soluzioni ideate:

  • Unilife, per chi sogna l’università e ha bisogno di pianificare
  • Finanzia Facile, che insegna con quiz e mini giochi
  • ShareJob, per condividere lavori e opportunità

Hackathon “Io conto” Gare di progettazione organizzate in occasione della Global Money Week. In due giorni, studentesse e studenti elaborano idee per app o strumenti digitali su misura, imparando a:

  • pianificare un budget
  • scegliere in modo consapevole
  • presentare soluzioni sostenibili davanti a una giuria.

A Roma, ha vinto la sfida il progetto DBank, app pensata per la comunità sorda, accessibile anche in LIS, per una piena autonomia finanziaria. A Varese il primo posto è stato conquistato da un’app per investimenti personalizzati in base alla propensione al rischio, con corsi integrati e chat con consulente.

ChangeBOT contro la violenza economica Nel creathon organizzato con Microsoft e Italgas, 24 studentesse universitarie hanno progettato chatbot libere da bias. Ha vinto un assistente virtuale contro la violenza economica, in grado di usare un linguaggio inclusivo e rivolgersi direttamente alle donne.

Un futuro finanziario (anche) nel metaverso Un percorso sperimentale ha portato studenti e studentesse a confrontarsi con nuovi ambienti digitali immersivi, costruendo scenari economici nel metaverso e riflettendo sul valore (e i rischi) delle valute virtuali, dei consumi digitali e delle identità finanziarie online.

Saperi economici e inclusione In ogni progetto emerge un filo conduttore: l’economia come linguaggio per orientarsi nel mondo. Si parte dai bisogni quotidiani dei giovani per arrivare a sviluppare strumenti pratici e riflessivi, rafforzando al contempo l’autonomia personale e la partecipazione sociale. Come ricordava Tullio De Mauro, il primo presidente della Fondazione, la scuola non può limitarsi a trasmettere nozioni, ma deve aiutare ogni persona a comprendere e abitare il proprio tempo. In questa prospettiva, imparare a contare diventa anche imparare a partecipare. L’educazione finanziaria, se ben progettata, può essere una nuova forma di alfabetizzazione civica.

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