INVESTIRE NELL’EQUITÀ: COSA PENSANO GLI EUROPEI

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Un recente sondaggio speciale dell’Eurobarometro#1 conferma un crescente sostegno da parte dei cittadini europei alle politiche pubbliche orientate all’equità e all’inclusione sociale. In un contesto caratterizzato da incertezze economiche, transizioni tecnologiche e sfide ambientali, l’interesse collettivo verso una società più giusta si traduce in una domanda sempre più esplicita di accesso equo al lavoro, ai servizi pubblici e a forme di sostegno efficaci nei momenti di cambiamento. L’equità, dunque, non è più percepita solo come un ideale, ma come una necessità concreta per garantire coesione e sostenibilità.

A fornire una visione dettagliata e strutturata di questo panorama è dunque il rapporto Eurobarometro speciale 559, intitolato “Investire nell’equità”, realizzato su mandato della Direzione Generale Occupazione, Affari sociali e Inclusione della Commissione europea. Condotto tra gennaio e febbraio 2025, il rapporto esplora i molteplici volti dell’equità e dell’inclusione sociale in Europa, offrendo una lettura delle esperienze, delle percezioni e delle aspettative espresse dai cittadini dei diversi Stati membri. Alla base di questa indagine vi è la consapevolezza che il concetto di equità, oggi più che mai, rappresenti una leva strategica per affrontare le sfide del presente e costruire politiche pubbliche inclusive e resilienti. I risultati dell’Eurobarometro, infatti, sono importanti perché forniscono alla Commissione europea informazioni preziose per comprendere le priorità e le preoccupazioni dei cittadini, aiutando a orientare le politiche dell’Unione.

Il rapporto Eurobarometro speciale 559

Alla base di questa indagine vi è la consapevolezza che il concetto di equità, oggi più che mai, rappresenti una leva strategica per affrontare le sfide del presente e costruire politiche pubbliche inclusive e resilienti.

Il rapporto mette in luce in particolare l’importanza attribuita dai cittadini alla qualità della vita e alla stabilità economica, sottolineando come queste dimensioni siano strettamente legate alla capacità delle istituzioni di garantire servizi accessibili, un mercato del lavoro aperto e opportunità di crescita.

A emergere con chiarezza è il ruolo chiave delle competenze in questa fase di trasformazione.

La doppia transizione verde e digitale sta infatti cambiando il volto del mercato del lavoro, rendendo urgente per molti cittadini l’aggiornamento delle proprie capacità. La maggioranza degli europei ritiene oggi fondamentale investire nella formazione digitale, nella transazione ecologica e nella preparazione per le professioni del futuro. La formazione continua viene considerata un elemento imprescindibile per garantire l’occupabilità e l’adattabilità professionale, il desiderio di investire in sé stessi si riflette nella disponibilità ad aderire a percorsi formativi. È altrettanto sentita la necessità di sostenere chi si trova ad affrontare la perdita del lavoro, attraverso strumenti che facilitino la riqualificazione e il rientro nel mondo occupazionale. In questo contesto, si fa largo l’idea di un budget individuale per la formazione: uno strumento flessibile e personalizzato che consenta alle persone di orientare autonomamente il proprio sviluppo professionale.

Il concetto di budget personale per la formazione, viene esplorato nel dettaglio dall’indagine, si configura come un’opportunità innovativa per il finanziamento dell’apprendimento individuale. Gli intervistati si dicono in larga parte favorevoli a utilizzare queste risorse per sviluppare competenze utili alla propria crescita professionale. Le ragioni di queste scelte spaziano dalla volontà di migliorare la posizione lavorativa all’esigenza di reinserirsi nel mercato del lavoro dopo periodi di inattività. In ogni caso, l’accesso a strumenti di sviluppo personale viene percepito come una forma concreta di emancipazione. Il potenziale di questa misura è evidente, soprattutto per studenti non ancora attivi nel mondo del lavoro, per chi si trova in una situazione di disoccupazione o inattività, ma anche per chi già lavora e vuole rafforzare o aggiornare le proprie competenze. Il successo di simili strumenti dipende, tuttavia, dalla loro accessibilità e dalla capacità delle istituzioni di costruire un ecosistema formativo in grado di rispondere in modo tempestivo alle trasformazioni in atto. Iniziative come l’“Unione delle competenze”2, promossa a livello europeo, mirano proprio a garantire che nessuno venga lasciato indietro, rafforzando il diritto alla formazione permanente per tutti.

Dunque i programmi formativi orientati allo sviluppo di carriere sostenibili, alla riconversione in settori verdi e al reinserimento occupazionale sono visti come leve fondamentali per costruire un’Europa più equa. Non si tratta solo di migliorare le prospettive individuali, ma di creare un tessuto sociale più resiliente e pronto ad affrontare i cambiamenti.

Accanto al tema della formazione, il sondaggio rivela un’altra dimensione fondamentale della vita lavorativa: la soddisfazione. Nonostante le difficoltà strutturali che attraversano il mondo del lavoro, la maggior parte degli intervistati si dichiara almeno moderatamente soddisfatta della propria situazione. Tuttavia, non mancano segnali d’allarme. Molti lavoratori manifestano un senso di insicurezza, derivante in particolare dal timore di non percepire una retribuzione equa, dalla scarsità di opportunità di carriera e dalla crescente obsolescenza delle competenze, messa in moto soprattutto dalla digitalizzazione dei processi produttivi. In questo scenario, il rafforzamento della formazione continua e delle condizioni contrattuali appare come una priorità trasversale, non solo per garantire occupabilità, ma anche per mantenere vivo il senso di dignità e motivazione professionale.

È in questo spirito che il rapporto analizza anche l’accesso ai servizi essenziali per i gruppi più svantaggiati. I dati mostrano ancora la presenza di barriere sistemiche che ostacolano l’accesso a un lavoro dignitoso, a un’istruzione di qualità, a un alloggio sostenibile e a un sistema di assistenza sociale e sanitaria efficace. Il quadro più ampio che emerge dall’indagine riflette una popolazione profondamente preoccupata per il futuro. Il costo della vita rappresenta la principale fonte di inquietudine, seguito dalla diffusione della povertà minorile e dalla mancanza di mobilità sociale, fenomeni che mettono in discussione la promessa di uguaglianza che dovrebbe contraddistinguere ogni democrazia avanzata. Allo stesso modo, l’accessibilità degli alloggi è percepita come una sfida crescente, soprattutto nelle aree urbane, così come lo sono la qualità dell’istruzione e dei servizi pubblici, sempre più sotto pressione. Anche il cambiamento climatico figura tra le priorità della cittadinanza, che chiede interventi urgenti e integrati per affrontare le sue ricadute sociali ed economiche.

La richiesta di sostegno si articola in modo articolato e coerente. I cittadini europei indicano come fondamentali gli investimenti in politiche attive per il lavoro, nella consulenza per il reinserimento professionale e in percorsi formativi legati ai nuovi lavori verdi. Al tempo stesso, emerge con forza il bisogno di misure dedicate all’infanzia e ai giovani, come il sostegno alla prima educazione, l’accompagnamento verso l’apprendistato o l’ingresso nel mondo del lavoro e soluzioni abitative accessibili che permettano di costruire un futuro dignitoso. In questo quadro, strumenti finanziari come il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), che dispone di oltre 140 miliardi di euro per il periodo 2021–2027, assumono un ruolo centrale per il finanziamento di tali misure.

Nel complesso, il rapporto fornisce una lettura profonda e articolata dello stato dell’equità in Europa. I risultati dell’indagine offrono indicazioni preziose per i responsabili delle politiche pubbliche, per gli attori della società civile e per gli operatori della microfinanza, chiamati a costruire strumenti più inclusivi e rispondenti ai bisogni reali. Intervenire sulle criticità individuate non significa solo risolvere problemi puntuali, ma anche promuovere un modello di sviluppo più giusto e partecipativo. In questo senso, “Investire nell’equità” diventa non solo il titolo di un rapporto, ma una direzione strategica per l’intero progetto europeo.

Box 1 - Qualche dato estrapolato dall’indagine

Competenze per il futuro

Le transizioni verde e digitale stanno trasformando il mondo del lavoro. Gli europei riconoscono la necessità di rimanere al passo con i tempi, ad esempio:

  • sviluppo delle competenze digitali ( 86% )
  • preparare le persone per i lavori futuri ( 82% )
  • sostenere le persone quando perdono il lavoro ( 80% ).

Un budget per l’allenamento personalizzato è un modo per aiutare le persone ad acquisire nuove competenze. La maggior parte delle persone ne farebbe probabilmente uso, tra cui:

  • 83% degli studenti che non lavorano
  • 76% delle persone disoccupate o inattive
  • 72% di coloro che attualmente lavorano.

I programmi che sostengono l’apprendimento permanente e l’istruzione di alta qualità, come quelli previsti dall’Unione delle competenze , contribuiscono a garantire che nessuno venga lasciato indietro.

Equità e soddisfazione sul lavoro

Nonostante le sfide che devono affrontare, la maggior parte delle persone è comunque ampiamente soddisfatta del proprio lavoro:

  • 28% è molto soddisfatto
  • 57% è abbastanza soddisfatto

Ma ci sono anche delle preoccupazioni. Le persone riferiscono di essere preoccupate per:

  • Non ricevere uno stipendio equo (72%)
  • Mancanza di opportunità di lavoro (64%)
  • Le competenze stanno perdendo valore a causa del cambiamento digitale (59%)

Ciò dimostra perché il sostegno alla formazione continua, alla riqualificazione e a condizioni di lavoro eque resta essenziale.

Cosa preoccupa di più le persone?

In tutta l’UE, i cittadini sono preoccupati per il futuro del proprio Paese. Tra le principali preoccupazioni figurano:

  • Costo della vita (88%)
  • Povertà infantile e mancanza di mobilità sociale (84%)
  • Accessibilità degli alloggi (82%)
  • Cambiamento climatico (77%)
  • Riduzione della qualità dei servizi pubblici (87%)
  • Qualità dell’istruzione (81%)

I programmi di sostegno, siano essi finanziati dall’UE o attuati a livello nazionale o locale, svolgono un ruolo fondamentale nell’affrontare queste problematiche.

Che tipo di supporto desiderano le persone?

Gli europei sostengono fermamente gli investimenti nelle persone e nell’inclusione sociale. Più di 8 persone su 10 affermano che trarrebbero beneficio da:

  • Formazione o consulenza per il reinserimento nel mercato del lavoro (85%)
  • Un budget per la formazione personale durante la loro carriera (83%)
  • Formazione per lavori verdi (80%)
  • Sostegno alla prima infanzia (87%)
  • Aiuto ai giovani per trovare lavoro, studiare o iniziare un apprendistato (86%)
  • Alloggi a prezzi accessibili per i giovani (83%)

Il Fondo sociale europeo Plus (FSE+) è il principale strumento dell’UE per finanziare questo tipo di sostegno, con 142,7 miliardi di euro disponibili tra il 2021 e il 2027, di cui 95,8 miliardi di euro provenienti dal bilancio dell’UE.

NOTE

1# https://europa.eu/eurobarometer/surveys/detail/3223

#2 https://commission.europa.eu/topics/eu-competitiveness/union-skills_it

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