La Distanza Emotiva Regolamentata Corso Ai Bancari Per La Gestione Dei Colloqui Alle Beneficiarie Di Microcredito
Angela Baldassarre
Psicologa E Psicoterapista
Il bancario, pur avendo principalmente un ruolo burocratico, deve essere formato ad acquisire strumenti che gli permettano di interagire con maggiore sensibilità quando si trova di fronte a clienti in situazioni vulnerabili, come nel caso delle donne che hanno subito violenza. In questi incontri, si deve trovare un equilibrio delicato: da un lato, è fondamentale non essere troppo invadenti o paternalisti, creando un’atmosfera in cui la cliente possa sentirsi al sicuro e compresa; dall’altro lato, è altrettanto importante non mantenere una distanza eccessiva che possa far sentire l’altra persona isolata o trascurata.
Durante il colloquio, l’abilità di mantenere una distanza emotiva “regolamentare” diventa cruciale: ciò significa ascoltare attivamente senza lasciarsi coinvolgere emotivamente al punto da compromettere la propria capacità di fornire supporto. È essenziale prestare attenzione non solo alle parole, ma anche ai segnali non verbali, e rispondere con empatia e professionalità. Creare un ambiente in cui la cliente si senta libera di esprimere le proprie preoccupazioni e necessità è il primo passo per costruire un rapporto di fiducia e supporto. La chiave è la capacità di osservare, ascoltare e comprendere, mantenendo al contempo un atteggiamento professionale e rispettoso.
È necessario, quindi, riflettere sul “come” fornire informazioni per poter facilitare l’accesso al prestito a donne che hanno subito violenza, ponendo l’accento non solo sul contenuto, ma soprattutto sulla forma, perché nella comunicazione è centrale l’aspetto emotivo, affinché essa sia efficace. Sarà inevitabile contattare le nostre emozioni, i nostri pensieri, i nostri pregiudizi sulle donne alle quali ci rivolgiamo, perché inevitabilmente l’incontro non può essere asettico. Nella nostra mente accade tutto prima di incontrare qualcuno; andiamo all’incontro, infatti, già portatori della nostra esperienza personale, della cultura di appartenenza e di quella istituzionale. Tutto ciò influenza molto il colloquio ed esserne consapevoli è fondamentale.
Ricostruire la propria vita a seguito di situazioni traumatiche, può essere estremamente difficile e l’accesso a risorse finanziarie è un passo fondamentale verso l’indipendenza e la sicurezza economica, base di partenza necessaria alla ripresa.
È importante, dunque, conoscere alcuni aspetti di una persona che ha subito un trauma e focalizzarne delle difficoltà. Partiamo dal presupposto che ogni trauma genera una rottura interna con tutti i legami che l’individuo ha costruito nella sua storia affettiva, dunque questo ci pone immediatamente davanti ad evidenti problematicità: come il ritrovare la motivazione, il coraggio e la fiducia nel superamento della circostanza avversa, per non restare intrappolati in uno stato emotivo di ansia persecutoria e paralizzante (per esempio il vedere nemici in maniera indifferenziata in ogni relazione interpersonale). In particolare, nella donna che ha subito violenza, l’incontro potrebbe scivolare in un tipo di legame vittima/carnefice, in cui la banca potrebbe rappresentare il persecutore cattivo/carnefice e la donna la vittima.
Spesso il trauma tende a riportare alla rassegnazione, all’impossibilità al cambiamento, riproponendo nella relazione la percezione di subire un abuso di potere. Allora cosa fare?
Intanto è essenziale sapere che il trauma psichico cambia radicalmente la vita della persona che ha subito violenza e che il supporto economico può essere un valido strumento per aiutare il superamento del pregresso e agevolare un cambiamento positivo.
E allora dove si colloca il progetto del Microcredito in questo scenario?
Nel proporsi come valido alleato al fine di ritrovare la fiducia nella propria capacità di recuperare dignità e rispetto della propria persona, nonostante la ferita subita. È uno strumento che offre la possibilità di riparare, almeno in parte, a un danno psichico e di riscattare la condizione di persona avente valore, in grado di mettersi in gioco e di non aderire ad un’idea di persona sconfitta. Per realizzare questo è necessario, grazie al prestito ricevuto, immaginare un percorso operativo, concreto, di realizzazione di un proprio progetto di vita. Si parte da una condizione iniziale di dipendenza dal Microcredito, che si trasforma strada facendo in una vera autonomia. Questo rappresenta la condizione necessaria per appropriarsi della libertà e la garanzia a una sana difesa da rapporti ingannevoli e non rispettosi di sé. Lo stato emotivo della persona violentata spesso resta intrappolato nell’idea di non aver riconosciuto il pericolo, ma sappiamo che spesso le forme di manipolazione impediscono il discernimento per l’inganno e la falsità. La manipolazione è attuata mediante mescolanza di vari ingredienti, per influenzare emotivamente l’altro con lo scopo di cambiare la percezione altrui e gratificare invece i propri bisogni. Il manipolatore nega di aver detto o fatto la propria azione, crea confusione e distorce la realtà e la vittima va in confusione, mettendo in dubbio le proprie sensazioni e le proprie emozioni.
A differenza del “manipolatore”, grazie alla chiarezza e alla trasparenza delle condizioni contrattuali, il Microcredito permette alla donna di ritrovare un rapporto fiduciario verso un’istituzione che non ha finalità ingannevoli. Inoltre propone e promuove un percorso di superamento dello stato di bisogno per poi trasformarlo in uno stato di desiderio.
Infatti il prestito viene erogato a condizione che venga restituito sì, con condizioni di vantaggio e garanzie dello Stato, dando fiducia alla donna, non relegandola più a ruolo di vittima, ma a persona capace, degna di fiducia e su cui poter fare un investimento. Non si tratta, pertanto, di uno strumento di carattere assistenziale, che manterrebbe una continuità di dipendenza, senza lasciare spazio ad una emancipazione verso l’autonomia, ma di uno strumento che restituisce alla donna un ruolo attivo, trasformativo e propositivo, restituendole un’idea nuova di sé.
Il Microcredito promuove la cultura del rispetto. Soddisfa la necessità dell’individuo di avere dei riferimenti interni ed esterni, che rendono tollerabile l’instabilità del mondo interno emotivo e la dipendenza dal mondo esterno. Il rispetto consiste nel riconoscere l’altro come persona avente valore, in grado di ritrovare la gratificazione finalizzata a forme di felicità personali.
Pinacoteca personalizzata
Di seguito elenchiamo gli “ingredienti” necessari per la realizzazione di un progetto che potrebbe cambiare la vita della donna e farla uscire dal tunnel senza idealizzazioni, ma con un’idealità:
- Motivazione
- Immaginazione
- Principio di realtà
- Responsabilità
- Impegno
- Autorevolezza/Autorità
- Gestione dei conflitti intrapsichici e interpersonali
- Punti di fragilità: trasformare in risorsa
- Punti di forza: valorizzare il talento
- Progetto
- Desiderio
- Rispetto
- Empatia
- Gestione delle dinamiche del gruppo di lavoro
Dunque, per un colloquio che risulti di valore per le parti è necessario verificare in che rapporto sono i diversi modi con cui l’individuo si organizza nel proprio modo di essere con se stesso, con il mondo e attraverso l’analisi del reale, del simbolico e dell’immaginario. E’ utile allo scopo il supporto di un esperto per analizzare l’idea di sé reale, l’idea di sé come sé, e la fantasia su di sé, ovvero, di come potrebbe diventare, in altro modo analizzare il chi sono, cosa potrei e cosa vorrei.
Per costruire un colloquio è necessario capire chi si ha di fronte e le sue aspirazioni.
“Tutto ciò che accade tu lo scrivi”, “tutto ciò che scrivi, accade” fu la risposta.
La storia infinita di Michael Ende.