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RISCHI DELLA TECNOCRAZIA: TRA AI ED EDUCAZIONE FINANZIARIA, LO SLALOM TRA CONTROLLO E ASSUEFAZIONE
Lo sviluppo esponenziale dell’intelligenza artificiale ci porta a riconsiderare quale sia il ruolo dell’essere umano e quanto sia importante che le capacità cognitive, emotive e produttive di ciascuno possano restare centrali nei processi decisionali e lavorativi per evitare il tracollo umano. Oltre l’intelligenza artificiale generativa ci sono l’AI generale e la super AGI, ossia una ‘macchina’ che possiede capacità cognitive paragonabili a quelle umane e che può svolgere qualsiasi compito intellettuale che un essere umano può fare, o addirittura è in grado di essere senziente e autonoma in ogni modo, superando l’intelligenza naturale. I rischi di questi nuovi modelli umanoidi sfidano le convenzioni sociali e le norme etiche, dunque, si paventa necessario un sistema di norme che regoli l’utilizzo dei nuovi strumenti, perlomeno un sandbox dove testare le reali capacità e la convenienza dell’applicazione dell’AI soprattutto nelle piccole e medie imprese e nella pubblica amministrazione per la sburocratizzazione del sistema e l’accelerazione delle attività di controllo amministrativo. Tutta questa informatizzazione dei sistemi presuppone, però, un adeguamento delle capacità del personale e del management aziendale, da un lato con una riconversione delle skills operative e dall’altro una vera e propria formazione alle nuove tecnologie che possa davvero razionalizzare i costi e sostenere una produttività maggiore grazie all’implementazione di AI. Il World Economic Forum (nel Rapporto annuale 2025) ha previsto che entro il 2030 quasi il 40% delle competenze odierne diventerà obsoleto, il 60% dei lavoratori avrà bisogno di riqualificarsi e con l’evoluzione del mercato del lavoro, le competenze digitali stanno diventando essenziali in quasi tutti i settori. Oggi assistiamo, nelle grandi imprese o in quelle startup native digitali, ad una corsa contro il tempo per l’utilizzo di nuovi software. ma siamo comunque un Paese che ancora deve fare in conti con un digital divide che lo colloca in una posizione di retrovia rispetto ai Paesi nordici e in una posizione medio bassa rispetto a tutte le nazioni europee. Dal report SME Digital Growth IndeX 2024, l’Italia ha perso terreno rispetto ai suoi competitor europei, scivolando dal 19° al 21° posto della classifica. Il nostro Paese ha ottenuto un punteggio del 36,1%, ben al di sotto della media europea (40,2%). Bisogna fare in fretta, dunque, non per implementare prodotti ma per formare giovani e vecchie generazioni alla tecnologia. Il controllo del riassetto delle normative per l’utilizzo dei nuovi sistemi, che passa dall’applicazione dell’AI ACT ai regolamenti sulla Privacy e sulla Cyber sicurezza, possono sembrare da un lato ostativi allo sviluppo delle imprese e della capacità di espandersi sul mercato, ma sono allo stesso tempo l’unica garanzia di rispetto per le persone e dei dati in un sistema che ha rovesciato la prospettiva di autorità dello Stato in un sistema di accountability necessariamente dimostrabile dalle aziende a tutela della persona e dei dati trattati, che sono il vero business dell’era digitale. Dunque se da un lato la scelta delle PMI è digitalizzarsi o restare indietro, dall’altro la necessità impellente, come ricorda il World Bank Group, nel dinamico panorama del moderno mercato del lavoro globale, i sistemi di istruzione e sviluppo della forza lavoro devono diventare più personalizzati, accessibili (consentendo l'apprendimento a distanza e ibrido) e continui lungo tutto il percorso di carriera dei lavoratori, ponendo lo "sviluppo delle competenze" al centro di queste transizioni globali. Inoltre è necessario possedere un set di competenze completo composto da: competenze fondamentali e di ordine superiore, competenze socio emotive, competenze specialistiche e competenze digitali. Oggi circa 450 milioni di giovani (7 su 10) sono disimpegnati economicamente a causa della mancanza di competenze adeguate per avere successo nel mercato del lavoro. Oltre 2,1 miliardi di adulti necessitano di corsi di recupero per l'apprendimento di competenze di base in lettura, scrittura e calcolo e per le competenze socio-emotive. Tenendo presente questi dati la vera corsa contro il tempo è quella della formazione per combattere l’esclusione sociale e finanziaria che l’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe continuare ad aumentare allargando la forbice tra coloro che sono in grado di utilizzarla e coloro che non hanno capacità. D’altro canto sostenendo interfacce sempre più umanizzate, semplici e user frendly, con cui comunicare in linguaggio naturale, con capacità di autoapprendimento sempre più evolute, si potrebbe arrivare al paradosso di un uso senza coscienza, di un’assuefazione al sistema in cui si sostituirebbe il valore del capitale umano. Questo è argomento non negoziabile in un rapporto uomo-macchina in cui devono necessariamente prevalere la volontà e la capacità di controllo umane.